Oggi la Commissione europea ha adottato la relazione annuale sul controllo dell'applicazione del diritto dell'UE, che illustra in che modo la Commissione ha monitorato e fatto rispettare il diritto dell'UE nel 2020, nonché i risultati conseguiti dagli Stati membri in una serie di settori d'intervento. La relazione tiene conto della pandemia di COVID-19 e descrive le azioni intraprese dalla Commissione per salvaguardare i diritti, le libertà e i mezzi di sussistenza delle persone e delle imprese in tutta l'Unione.
Complessivamente nel 2020 la Commissione ha aperto 903 nuove procedure di infrazione. Si tratta di un aumento del 13 % rispetto al 2019, anno in cui il numero delle nuove procedure ammontava a 797. Nel 2020 Danimarca, Finlandia, Irlanda e Paesi Bassi hanno registrato il minor numero di nuove procedure per non corretto recepimento o non corretta applicazione del diritto dell'UE, mentre a registrarne di più sono state Bulgaria, Italia, Malta e Grecia.
Applicazione del diritto dell'UE durante una pandemia
L'applicazione efficace del diritto dell'UE è importante per i cittadini europei in quanto contribuisce a garantire che possano godere dei diritti e dei benefici che da esso derivano. Ciò è risultato tanto più vero durante la pandemia di COVID-19, che ha avuto un chiaro impatto sull'applicazione del diritto dell'UE. Ad esempio molti Stati membri hanno introdotto unilateralmente restrizioni all'esportazione di medicinali, dispositivi di protezione e altri prodotti connessi alla COVID-19. Ove necessario, la Commissione ha reagito a tali restrizioni con procedure d'infrazione urgenti. La Commissione ha inoltre avviato procedimenti di infrazione nei confronti di 11 Stati membri per non aver tutelato i diritti dei consumatori che avevano acquistato pacchetti turistici e che non hanno ricevuto un risarcimento adeguato dopo la cancellazione dei loro viaggi a causa della COVID-19.
Mentre la Commissione ha cercato di alleggerire l'onere a carico degli Stati membri nella gestione delle procedure di infrazione (ad esempio concedendo tempi di risposta più lunghi), la corretta applicazione del diritto dell'UE è di primaria importanza, anche in periodi di crisi.
Priorità ai settori d'intervento importanti per la vita quotidiana degli europei
Nel 2020 la Commissione ha continuato a garantire l'applicazione della normativa dell'UE in tutti i settori d'intervento, concentrandosi in primis sugli ambiti che hanno un impatto maggiore sulla quotidianità dei cittadini e delle imprese, quali l'ambiente, la mobilità e i trasporti e l'energia. Nel complesso, la metà di tutte le nuove procedure di infrazione ha riguardato questi settori. La Commissione ha ad esempio adottato provvedimenti nei confronti degli Stati membri per l'inosservanza del diritto dell'UE in materia di aria pulita e acqua potabile, diritto dei viaggiatori di ottenere un rimborso per i viaggi annullati o sicurezza dei trasporti.
L'applicazione del diritto dell'UE si basa sulla cooperazione. Per questo motivo la Commissione europea sostiene attivamente gli Stati membri nell'attuazione del diritto dell'UE attraverso orientamenti e tramite il dialogo. Nel 2020 la Commissione ha pubblicato una serie di documenti di orientamento specifici per i diversi settori d'intervento, compresa l'assistenza di emergenza dell'UE per quanto riguarda la cooperazione transfrontaliera nell'ambito dell'assistenza sanitaria, la salute e la sicurezza sul lavoro, i diritti dei passeggeri, la sicurezza aerea e una risposta economica coordinata alla pandemia.
Riduzione del recepimento tardivo delle direttive dell'UE
Per consentire ai cittadini e alle imprese di usufruire di tutti i vantaggi derivanti dal diritto dell'UE è essenziale che gli Stati membri recepiscano rapidamente le direttive europee nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali entro i termini convenuti.
Nel 2020 il recepimento tardivo di direttive è stato oggetto di oltre la metà di tutte le procedure di infrazione. Il numero di queste procedure è aumentato significativamente, passando da 406 nel 2019 a 599 nel 2020. Per raffronto si consideri che il 2016 è stato l'anno che ha fatto registrare il maggior numero di nuove procedure (847) avviate per recepimento tardivo negli ultimi 5 anni. Per facilitare un recepimento tempestivo e corretto la Commissione ha continuato ad assistere gli Stati membri mediante l'elaborazione di documenti di orientamento, la creazione di siti web dedicati e lo scambio delle migliori pratiche nelle riunioni o nei seminari dei gruppi di esperti.
Per quanto riguarda il recepimento tardivo, il maggior numero di nuove procedure è stato avviato nei confronti di Regno Unito*, Portogallo, Belgio e Cipro, mentre Danimarca, Svezia, Irlanda, Lituania, Malta e Paesi Bassi hanno registrato il dato più basso.
Contesto
In risposta a una richiesta del Parlamento europeo, dal 1984 la Commissione presenta una relazione annuale sul controllo dell'applicazione del diritto dell'UE relativa all'anno precedente. Il Parlamento europeo adotta in seguito una risoluzione sulla relazione della Commissione.
In via prioritaria la Commissione si concentra sui problemi per i quali il suo intervento volto all'applicazione può davvero fare la differenza, a vantaggio dei singoli cittadini e delle imprese. Secondo la ripartizione delle responsabilità tra le istituzioni europee la Commissione ha la responsabilità generale di avviare il processo legislativo. Il Consiglio e il Parlamento europeo decidono in merito alle proposte della Commissione. Gli Stati membri sono responsabili della rapida e corretta applicazione, dell'attuazione e del rispetto del diritto dell'UE nell'ambito dell'ordinamento giuridico nazionale. Il cerchio si chiude con la Commissione: dopo che le sue proposte sono state adottate e sono diventate parte del diritto dell'UE, spetta a tale istituzione controllare che gli Stati membri applichino correttamente le norme e intervenire in caso di infrazione.
Per ulteriori informazioni
Relazione annuale sul controllo dell'applicazione nazionale del diritto dell'UE
Sito web sulla relazione annuale sul controllo dell'applicazione nazionale del diritto dell'UE
* Il 1º febbraio 2020 l'accordo di recesso che definisce le modalità di un recesso ordinato del Regno Unito dall'Unione è entrato in vigore e il Regno Unito è diventato formalmente un paese terzo. L'accordo di recesso prevedeva un periodo di transizione, che è iniziato il 1º febbraio 2020 e si è concluso il 31 dicembre 2020. Durante il periodo di transizione, e salvo altrimenti disposto, il diritto dell'Unione ha continuato ad applicarsi al Regno Unito e nel Regno Unito, comprese le procedure di infrazione. Tutti i riferimenti agli Stati membri nella relazione si intendono pertanto fatti anche al Regno Unito.
Dettagli
- Data di pubblicazione
- 23 luglio 2021